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La letteratura per l'infanzia vive una condizione controversa che le deriva dall'essere se stessa e altro da sé, non per suo volere, bensì per la delicata vocazione che le compete. Una letteratura scritta dagli adulti per i bambini, o che l'infanzia ha riconosciuto come propria senza chiedere il permesso, disobbedendo ai canoni in cui le opere letterarie tendono a identificarsi. Il volume cerca di esplorare le ambiguità e quindi il disincanto che emerge dalla complessità della letteratura per l'infanzia, una letteratura che, al pari dell'infanzia, paga sempre un prezzo per salvaguardare un'identità che sembra combaciare con la propria alterità. La letteratura per l'infanzia respira della propria alterità e fronteggia continui conflitti. Utopica e quindi sorvegliata, sedotta e sovente dominata dall'ansia dell'attuale quando aspirerebbe, invece, a salvare la propria vocazione all'Inattuale, incantata nell'incantesimo dei misteri che ci parlano dell'umano e testimone implacabile della difficoltà dell'essere bambini, la letteratura per l'infanzia non può mai rinunciare alla ricerca di senso poiché quello è l'antidoto per non disperdere il tratto umano di un gesto antico: raccontare storie.